Investire nel settore farmaceutico, come la pandemia di Covid ha cambiato il mercato

Redazione BacktoWork 28/02/2021

L’emergenza sanitaria tuttora in corso ha profondamente modificato il settore farmaceutico, sia nel breve che nel lungo periodo con la cronicizzazione delle patologie post Covid. Ecco cosa deve sapere chi decide di investire in un mercato in mutamento.

Con il 2020 che si è da poco concluso la pandemia di Covid-19 ha potuto purtroppo mostrare tutti i suoi deleteri effetti sull’economia e sugli investimenti. Tra essi anche quelli nel settore farmaceutico, che forse più di tutti è stato condizionato dalle conseguenze dell’emergenza sanitaria. Tuttavia non tutto il comparto ha subito il tracollo che ci si aspettava, come è possibile constatare osservando le analisi dello scorso giugno del report “Monitoring the Impact of COVID-19 on the Pharmaceutical Market – EU5”, redatto ogni settimana da IQVIA, leader mondiale nell’elaborazione e analisi dei dati in ambito healthcare. Nel monitoraggio emergono infatti risultati interessanti in merito agli insight di mercato di cinque grandi paesi europei: Italia, Regno Unito, Germania, Francia e Spagna.

L’impatto della pandemia sul settore farmaceutico

Esaminando i dati emersi nel report del 7 giugno scorso, si osserva una generale contrazione delle vendite relative al cosiddetto mercato etico: vale a dire il mercato dei farmaci prescritti previa ricetta dal proprio medico curante. In questo caso possiamo infatti notare un leggero calo dello 0,2% relativo al Regno Unito, un calo più consistente dell’1,2% per quanto riguarda la Spagna e infine degli abbassamenti sostanziosi del 3,9%, 4,5% e 5,7% relativi rispettivamente a Germania, Francia e Italia.

Fenomeno opposto invece per quanto riguarda il Consumer Health, che nel corso dei primi sei mesi della pandemia – ad eccezione del dato della Germania che segna un -3,8% - ha registrato un aumento del 2,4% e del 2,5% relativo a Spagna e Italia e addirittura del 4,4% e 5,8% per Francia e Regno Unito. Nonostante questo aspetto positivo però, il quadro risulta essere comunque piuttosto altalenante soprattutto se andiamo a prendere le singole variazioni settimana per settimana. Nei sette giorni che vanno dal 1 al 7 giugno infatti tutti i paesi analizzati registrano cali sensibili delle vendite del mercato Consumer Health: -3,5% per il Regno Unito, -9,9% per l’Italia, -12,3% per la Spagna, -16% per la Francia e addirittura -26,6% per la Germania.

Si tratta di un andamento che si palesa in maniera analoga anche facendo riferimento alla sola situazione italiana. Sempre secondo i dati di IQVIA riportati dal sito Pharmacy Scanner, il giro d’affari generale del settore farmaceutico nel nostro paese ha raggiunto i 10,7 miliardi di euro nei primi sei mesi del 2020, con un calo del 3% rispetto al medesimo periodo riferito al 2019. Anche in questo caso si nota un calo del cosiddetto mercato etico che è più rilevante rispetto del comparto Consumer Health: 6,2 miliardi di euro guadagnati (-5% rispetto al 2019) contro 4,5 miliardi di euro (-2%).

La cronicizzazione delle patologie post Covid

Se finora sono stati visti i dati relativi ai mutamenti che la pandemia di Covid-19 ha portato nell’immediato al settore farmaceutico, rimangono tuttavia ancora da analizzare quelli inerenti al lungo periodo. Nei prossimi anni sarà infatti molto probabile assistere a un aumento delle patologie croniche di cui saranno affetti coloro che sono stati colpiti dal coronavirus, anche relativamente a quella che gli esperti chiamano sindrome da Long Covid.

A tal proposito ci vengono in aiuto alcuni dati presentati dalla Società Italiana di Pneumologia in riferimento ai danni polmonari subiti dai pazienti guariti dal Covid-19, i quali mostrano come il 30% di essi potrebbe ritrovarsi ad avere problematiche respiratorie croniche, mentre per tutti quelli che più in generale sono stati colpiti dalla malattia potrebbero volerci dai 6 ai 12 mesi per un pieno recupero delle capacità polmonari. A ciò si aggiunge l’attuale scarsa conoscenza del virus Sars-CoV-2, del quale ancora non sono note tutte le caratteristiche e le conseguenze sull’organismo umano.

Proprio da questo aspetto partirà la sfida a cui dovrà sottostare il settore farmaceutico, che alla luce della cronicizzazione delle patologie respiratorie e polmonari dovrà essere pronto a rifornire in tempi rapidi il mercato di una grande quantità di nuovi farmaci, oltre ovviamente di vaccini per quali sarà necessaria la massima disponibilità per i prossimi anni.

La crescita dell’e-commerce

Così come accaduto in molti altri settori, anche quello farmaceutico ha visto una forte crescita dell’e-commerce durante il periodo della pandemia, a causa dell’impossibilità per molte persone di spostarsi da casa e in generale anche della maggiore richiesta di medicinali. Secondo il monitoraggio Digital Health and Pharma Report 2020 pubblicato a ottobre da Netcomm infatti, gli acquirenti online di prodotti farmaceutici nel nostro Paese sono cresciuti di ben il 76%, arrivando a coprire ben 16,9 milioni di utenti, mentre il settore del Pharma & Health ha visto crescere il proprio giro d’affari dell’87% rispetto al 2019, con 1,22 miliardi di euro in più.

A questo si aggiunge l’incremento del fatturato per le farmacie online, che sempre stando ai report di IQVIA ha raggiunto nei primi nove mesi del 2020 i 274 miliardi di euro. Anche qui un aumento del 76% rispetto al 2019, durante il quale il fatturato aveva raggiunto i 192 miliardi di euro, e al netto dei risultati di grandi portali come Amazon.

Se andiamo poi a vedere i singoli segmenti di vendita che sono cresciuti maggiormente nel corso dell’emergenza sanitaria al primo posto troviamo ovviamente quello della cura della persona, che ha visto salire le vendite del 95% rispetto al 2019. Seguono a un’incollature le indispensabili mascherine con il 94%, e poi a con grande distacco troviamo i farmaci da banco con il 67% e i prodotti nutrizionali con il 56%. Nonostante questi grandi numeri però l’e-commerce in Italia rappresenta ancora soltanto il 3,3% del totale delle vendite delle farmacie sul territorio nazionale. Si tratta però di un cambiamento tuttora in atto per il quale è necessario ragionare in un’ottica di lungo periodo.

I dati dell’industria farmaceutica in Italia

Secondo gli ultimi dati di Farmindustria 2021, il settore dell’industria farmaceutica nel nostro Paese conta circa 65 mila addetti dei quali oltre la metà sono di sesso femminile. Il valore totale delle produzione sul suolo nazionale è di 31 miliardi di euro, anche se di questo ben il 79% è destinato all’esportazione.

Ed è proprio l’export farmaceutico una delle grandi risorse dell’Italia, cresciuto nel 2019 del 32% rispetto al 5% sulle esportazioni totali che deteneva invece nel 2018 (32 miliardi di euro), comportando dunque un effetto traino sull’intera economia nazionale secondo i dati del Ministero dello Sviluppo Economico.

Per quanto riguarda invece la distribuzione delle aziende farmaceutiche nel nostro Paese le prime cinque regioni per capitale sono Lombardia, Lazio, Toscana, Emilia-Romagna e Veneto, che da sole pesano per il 90% del valore. Si ricorda tuttavia che il 60% delle aziende farmaceutiche italiane ha capitale estero.

Si tratta in ogni caso di un settore che rappresenta a livello economico una vera e propria locomotiva per il Paese, e che ad oggi si mostra in costante fermento. Secondo Ambrosetti infatti, nel solo 2019 il 40% delle operazioni di venture capital e private equity hanno riguardato il life sciences.


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